La foto mostra, in primo piano, il volto di una donna.
I Samburu sono un gruppo etnico africano nilotico diffuso nel distretto di Samburu, nel Kenya centrosettentrionale. Parlano la lingua samburu, appartenente al gruppo delle lingue maa come quella dei Masai, con cui sono strettamente imparentati. Come i Masai, sono pastori semi-nomadi; allevano zebù, pecore, capre e cammelli; recentemente hanno iniziato a coltivare mais, patate e sorgo. A differenza dei Masai, si nutrono anche di cacciagione. Il nome Samburu è di origine Masai e deriva dalla parola samburr, che indica una borsa di pelle che i Samburu portano sempre con loro. La struttura sociale, suddivisa per classi di età, appare un eccellente esempio di gerontocrazia anche se il contatto con la cultura occidentale sta sgretolando l'importanza degli anziani. La poligamia è consentita e diffusa presso i Samburu; un insediamento Samburu (detto nkang o engang o manyatta) può consistere di una sola famiglia, costituita da un uomo e dalle sue mogli; ogni moglie costruisce la propria casa con materiali trovati in loco, come bastoni, fango e sterco di mucca. Insediamenti più grandi ospitano in genere fino due-tre famiglie; solo gli insediamenti rituali (lorora) arrivano a dimensioni molto più grandi (20 o più famiglie). I villaggi samburu sorgono in genere sulla cima delle colline. Le donne si decorano le POCCE con vistose collane fatte di perline colorate cucite sul cuoio (come i Masai) ma anche di peli di coda di elefante; portano braccialetti di rame, ottone o alluminio sulle braccia e sulle caviglie. Particolare rispetto viene attribuito ai fundi, i fabbri, professione che in genere viene abbracciata e coltivata da una intera famiglia. Novembre 2006 |