La foto è stata scattata all'interno del tempio.
Doi Suthep, la montagna che domina la città di Chiang Mai, è da sempre considerato un luogo sacro. Gli antichi abitanti di Chiang Mai, i Lua, una tribù delle montagne con abitudini stanziali, credevano che vi dimorassero le anime degli antenati. Quando la popolazione si convertì al buddismo, il monte mantenne la sua sacralità e divenne luogo di eremitaggio. Sudeva, tradotto in thailandese come Suthep, fu uno dei più famosi ed a lui si deve il nome del Doi (monte) e della strada omonima.
Secondo la leggenda, un monaco singalese, Sumanathera, recatosi a Sukhotai, sognò il luogo dove si trovava una sacra reliquia. Seguendo la visione, trovò un osso della spalla di Budda dotato di poteri magici. Dopo alterne vicende, decise di portarla nel regno Lanna, il regno del nord. Per ospitare la reliquia, fu deciso di costruire un nuovo tempio lungo la Suthep road, il wat Suan Dok. Per due anni il monaco, in attesa del completamento dei lavori, soggiornò presso il wat Phra Yuen, un piccolo tempio che sorge in un boschetto al limitare della città di Lamphoon. Quando venne il momento del trasloco la reliquia si duplicò. Poiché le due ossa erano di dimensioni diverse, fu stabilito che la più piccola fosse conservata nel wat Suan Dok mentre quella più grande fu posta sul dorso di un elefante bianco che fu liberato nella giungla che all’epoca ricopriva il Doi Suthep. L’elefante, arrivato a circa mezza costa, fece tre volte il giro su se stesso, barrì tre volte e poi stramazzò al suolo. Nel punto in cui cadde, fu costruito il wat Phrathat Doi Suthep, simbolo della città di Chiang Mai da settecento anni, meta di pellegrinaggio ed ovviamente punto di grande interesse turistico.
Marzo 2006 |